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Settembre 1918. Un telegramma improvviso annuncia a Luisa la scomparsa del suo amato Giuseppe in una battaglia estrema a quattromila metri di quota, nel cuore dell’Alta Valtellina.
Disperso.
Una disperata speranza la porta a trascorrere, accompagnata dal fraterno commilitone Gervasio, una vita incorniciata dalle alte cime intrise di guerra, dove la tormentata ricerca di lui diventa lentamente introspezione, e infine pace.
Il diario di Luisa si intreccia con le intense lettere del giovane alpino in un dialogo che trascende lo spazio e il tempo: insieme raccontano il dolore e l’amore, la montagna e i suoi silenzi, affrontando se stessi con calma determinazione e riscoprendo l’essenza della vita nel ritmo della natura.
«Dieci giorni sono passati, dieci giorni di angosce. Non ho più lacrime, non ho più pensieri. Il vuoto riempie i miei occhi, e nel vuoto c’è solo incredulo dolore. Brandelli di memoria rubano avidamente spazi a un futuro di corvi. Caterina tiene le mie mani, mi guarda e sembra che mi guardi lui, cerco di sorriderle. Non ha nemmeno due anni, ma comprende l’angoscia dei miei pensieri. La guardo, è bella: — Come farò a crescerti senza il tuo papà?».

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